Se ora anche la Germania scopre il debito

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In tedesco la stessa parola, Schuld, ha due significati diversi: «debito» e «colpa». Come a dire che l’indebitamento si accompagna a uno stigma morale. Questa curiosità linguistica aiuta a capire perché tutti diano un po’ per scontato che i tedeschi, che nel 2009 inserirono addirittura in costituzione una clausola di «freno all’indebitamento», non vogliano discostarsi dalla loro tradizionale linea di lesina e rigore. Dell’argomento in campagna elettorale si è ovviamente parlato, ma tutti i candidati hanno preferito tenere un profilo basso. Della serie: non si sa mai. Sondaggi fatti a ridosso delle elezioni rivelano tuttavia un marcato cambiamento di vedute. Lo confermano gli studiosi di Forsa, che hanno svolto una corposa ricerca su incarico del Consiglio tedesco per le Relazioni estere (Dgap), secondo cui la maggioranza dei tedeschi vede ora con favore la riforma del freno al debito, prevista dalla Costituzione dal 2009, aprendo così la strada a maggiori investimenti pubblici. Se non di una vera svolta culturale, potrebbe trattarsi di una sterzata a lungo attesa, su cui pochi fuori dalla Germania facevano conto.

Pensato per assicurare stabilità fiscale, il freno al debito fissa limiti severi. Negli anni, tuttavia, è stato criticato a più riprese e ritenuto un freno ad investimenti. Il dibattito sulla riforma del freno all’indebitamento è tornato al centro dell’attenzione dopo una sentenza della Corte costituzionale del novembre 2023, che ha dichiarato incostituzionale l’utilizzo «creativo» di una posta del bilancio statale, il fondo per il clima e la trasformazione, per aggirare il freno al debito. La sentenza in questione ha investito un aspetto importante dell’accordo di coalizione tra verdi, socialdemocratici e liberali, spaccando il governo guidato da Scholz e riaprendo il dibattito sulla necessità di riformare le regole fiscali in Germania.

Torniamo a bomba: lo studio Forsa-DGAP risale allo scorso gennaio e fa registrare un vistoso spostamento nell’opinione pubblica. Il 55 per cento dei tedeschi ora sostiene la riforma o l’abolizione del freno al debito per favorire gli investimenti pubblici. Il dato segna un’impennata rispetto al 44 per cento del novembre 2024 e al 32 del luglio precedente. Un aspetto particolarmente interessante è che il sostegno alla riforma del freno al debito non è confinato ai partiti di sinistra. La maggioranza (55 per cento) degli elettori Cdu-Csu, tradizionalmente favorevoli a politiche fiscali rigorose, è favorevole all’allentamento o all’abolizione del freno al debito. Anche tra gli elettori Fdp, il 41 per cento condivide questa posizione, nonostante il partito difenda fermamente l’ortodossia fiscale. Sebbene il supporto sia più alto tra gli elettori Spd (66 per cento) e Verdi (85), i numeri mostrano che la questione va ben oltre la tradizionale divisione sinistra-destra. A dominare la scena è la consapevolezza che il modello economico tedesco versa in una crisi gravissima e urge cambiare. Urgono investimenti. Il sondaggio mostra che i tedeschi sono favorevoli a investire in settori chiave come l’istruzione (87 per cento), i trasporti (67), la sanità (65), la sicurezza interna (63), la difesa (57) e le infrastrutture energetiche (53).

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Per la ricerca i tedeschi preferirebbero (59 per cento) finanziare gli investimenti tagliando altre voci di spesa del bilancio pubblico, ma è più facile a dirsi che a farsi. Gran parte del bilancio federale è infatti già «assegnato». A tutto ciò si aggiunge la circostanza, evidenziata nello studio Forsa, che i tedeschi a loro volta sono riluttanti a ridurre la spesa in ambiti cruciali come welfare e pensioni. Con il difficile compromesso tra rinunciare agli investimenti e aumentare il debito, la maggioranza dei tedeschi (56 per cento) ora propende per il secondo.

Resta poi da capire, se davvero verrà meno il tabù dell’indebitamento, dove si incanaleranno gli investimenti di Berlino. Wolfgang Munchau, il noto economista tedesco, ha da poco dato alle stampe un ottimo saggio, Kaput (scritto proprio così, con una sola «t»), in cui dimostra che il problema dell’economia della Germania non è tanto il venir meno del gas russo a prezzo vile, o della Cina come eldorado dell’export. Secondo Munchau, la vera origine della crisi del modello tedesco consiste nel fatto che le élites del Paese a partire da un certo momento hanno sbagliato le scommesse strategiche, perdendo treni decisivi. Come? Per esempio, insistendo sulla meccanica e trascurando il digitale. Se ripetessero l’errore, allora sì che il debito sarebbe colpa. Imperdonabile.





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