TRE CASI REALI – NSM


 3 marzo 2025 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Con un articolo, pubblicato il 25 gennaio 2022, si rivelava che la direttiva emanata dalla Direzione Generale della Previdenza Militare e della Leva del 4 agosto 2021 cambiava, completamente lo scenario per la scelta tra il trattamento di quiescenza in ausiliaria e quello determinato col cd. moltiplicatore che fino al quel momento era senza dubbio il più favorevole.

Con tale direttiva, finalmente, veniva chiarita la valenza della contribuzione versata durante l’ausiliaria, rivoluzionando tale istituto in quanto i contributi del 33% (24,20 a carico dell’Amministrazione e 8,80 a carico dell’interessato) avrebbero costituito ulteriore montante contributivo da sommare a quello accantonato alla data di cessazione dal servizio.

Il personale prima della direttiva optava senza alcun dubbio per il moltiplicatore, ma la valorizzazione dei contributi ha generato incertezza, rendendo più difficile la scelta che in precedenza era pressoché scontata.

Con successivi articoli si è cercato di dare un contributo al fine di agevolare la decisione su quale dei due istituti preferire, significando che, di massima, il trattamento di ausiliaria, con l’ottimizzazione dei contributi, era più conveniente del moltiplicatore, ma che la valutazione doveva essere fatta su ogni singolo caso, in particolare per il personale che aveva, negli ultimi 360 gg di servizio, percepito emolumenti accessori di rilevante entità, derivanti, ad esempio, da missione estera, lavoro straordinario, compensi forfettario d’impiego ecc. cc.

Una collaborazione sviluppata anche attraverso la simulazione delle diverse tipologie di trattamento, evidenziando, oltre la differenza economica, l’arco temporale entro il quale il trattamento di ausiliaria raggiungeva il c.d. punto di pareggio ovvero il momento in cui viene colmato il gap tra la maggiore pensione col moltiplicatore e quella minore percepita in ausiliaria nei 5 anni.

Le simulazioni precedenti, come anche le stime fatte da altri organismi, individuavano il punto di pareggio, di massima, vicino ai 10 anni dalla cessazione, quindi intorno ai 70 anni anagrafici per le cessazioni per limite di età.

Oggi, finalmente, è possibile mostrare il raffronto con casi reali, in quanto sono stati emessi i primi decreti definitivi di pensione vitalizia del personale nel sistema previdenziale misto (meno di 18 anni al 31/12/1995) e sono emerse delle novità positive per chi ha preferito il trattamento di ausiliaria, riassunte negli specchi a seguire relativi a personale cessato nel 2017 e 2018 che ha terminato l’ausiliaria rispettivamente nel 2022 e 2023.

Si precisa che gli importi sottoindicati della pensione netta negli anni in ausiliaria non sono quelli effettivamente percepiti in tale periodo, bensì quanto dovuto in base al decreto definitivo, la cui differenza è stata corrisposta con gli arretrati dall’Inps in sede di applicazione del decreto definitivo.

Semplificando, se, per esempio, nel 2020 il percepito effettivo corrispondeva a un totale netto di 27.411,90, con gli arretrati è stata corrisposta la differenza di 2.000 euro, per cui il percepito complessivo è pari a 29.411,90 ai fini della comparazione tra i due trattamenti.

A seguire altri due casi con una anzianità leggermente inferiore al 31/12/95


N.B. Tutti gli importi sono al lordo delle addizionali regionali e comunali

Come spiegare il fatto che il punto di pareggio, rispetto alle precedenti previsione di circa 10 anni dal congedo, sia stato raggiunto molto prima è abbastanza complesso da spiegare, ma emerge con una tale chiarezza dall’elaborazione del decreto definitivo che non lascia spazio a interpretazioni diverse.

Uno dei fattori determinanti è stato il tasso di capitalizzazione del montante contributivo applicato senza soluzione di continuità dal congedo al termine dell’ausiliaria, come è giusto che fosse, ma che in sede delle precedenti stime si è preferito, in maniera cautelativa, non tenerne conto in quanto una libera interpretazione che poteva non essere condivisa dall’organo deputato all’emissione del decreto definitivo.

Pertanto, la diminuzione prodotta dal calo del coefficiente di trasformazione di riferimento alla data di fine ausiliaria (che si ricorda che per le cessazioni per limite di età è quello di 65 anni x i sottufficiali) è stato, abbondantemente, compensato dai coefficienti di capitalizzazione che sono stati particolarmente favorevoli negli anni 2018, 2019 e 2020 in virtù di un Pil decisamente in risalita nel triennio 2015-2017; infatti i contributi versati vengono rivalutati annualmente in base all’andamento del Pil, con riferimento alla media del quinquennio precedente l’anno da rivalutare.

È bene sottolineare che proprio in virtù della complessità di quanto sopra rappresentato, non è facile dare riscontro alla richiesta dell’interessato, seppur legittima, di conoscere l’esatto trattamento a fine ausiliaria perché incidono parecchi fattori di cui non si ha contezza al momento della simulazione ovvero della determinazione del trattamento provvisorio di ausiliaria da parte dell’ufficio competente.

Tuttavia, si presume che per il futuro prossimo la differenza tra il trattamento col moltiplicatore e quello di ausiliaria di assesterà vicino ai 300 euro netti anche al netto delle addizionali e il punto di pareggio in un range di 7 anni e mezzo e 8 anni e mezzo a secondo i casi, in considerazione dei seguenti fattori:

 dell’aspettativa di vita che varie ricerche e studi sugli indicatori demografici stimano che, dopo l’effetto rimbalzo post covid, ripartirà con minore forza dal 2027 per assestarsi successivamente intorno al 2030/2031; infatti, le aspettative di vita sono sempre aumentate tra il 1990 e il 2011, con una crescita di circa 1 anno ogni 4 anni, ma in misura inferiore tra il 2011 e il 2019, con una media di circa 8 mesi ogni 4 anni.Poi la frenata del Covid e la ripresa fisiologica post pandemia, tant’è che per il biennio 2025-2026 è aumenta di 3 mesi.

La tabella a seguire mostra i requisiti della pensione nel tempo predisposta sulla base delle stime aggiornate dalla Ragioneria dello Stato (modellato sullo “scenario demografico Istat – mediano base 2023) in attesa delle “proiezioni” dell’Istat.


della possibilità di stimare i coefficienti di capitalizzazione del montante contributivo, dato dalla somma di quello maturato al congedo con quello accumulato durante i 5 anni di ausiliaria, sulle previsioni della Banca d’Italia che ha stimato una crescita di circa l’1% annuo per il triennio 2025-2027 che presumibilmente potrà essere replicata anche nel triennio successivo;
degli aumenti del personale in servizio di circa 1,8% all’anno dal 2025 al 2030 le cui risorse sono già state stanziate con legge di bilancio 2025



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link