ristrutturazioni prima dell’aumento dei canoni di locazione

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Le case popolari sono, in molti casi, in condizioni pessime

In Campania l’amministrazione De Luca, con l’adozione dell’ISEE come parametro di riferimento, ha determinato un aumento generalizzato dei canoni di locazione per l’Edilizia Residenziale Pubblica che gli inquilini hanno percepito come ingiusti perché il patrimonio di case popolari è in condizioni vetuste.

L’accesso a un’abitazione dignitosa è un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione, che garantisce la protezione del benessere sociale dei cittadini. Tuttavia, in molte città italiane, il tema delle case popolari e degli aumenti dei canoni di locazione è diventato un argomento di forte discussione, sollevando preoccupazioni riguardo alla giustificazione di tali aumenti se non accompagnati da adeguati programmi di ristrutturazione.

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L’assenza di interventi strutturali sugli edifici fatiscenti, che spesso rappresentano l’unica soluzione abitativa per famiglie a basso reddito, rende difficile sostenere e giustificare aumenti dei canoni di locazione, che in molti casi diventano insostenibili per i residenti.

Le condizioni delle case popolari

Molti degli edifici che ospitano le case popolari sono ormai obsoleti e in condizioni fatiscenti. Muri che si sgretolano, impianti elettrici obsoleti, bagni e cucine datati, infissi che non garantiscono un buon isolamento termico, infiltrazioni d’acqua e un sistema di riscaldamento inadeguato sono solo alcune delle problematiche quotidiane che, l’ASSOCASA insieme alle OO.SS. degli inquilini, sono costretti ad affrontare. In Campania, queste problematiche sono il risultato di decenni di mancata manutenzione e investimenti insufficienti per garantire il mantenimento e la ristrutturazione degli alloggi.

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Gli aumenti dei canoni: un’ulteriore difficoltà per le famiglie vulnerabili

Con l’introduzione di aumenti nei canoni di locazione, le famiglie che già faticano a far quadrare i conti rischiano di trovarsi in una situazione ancora più difficile. Le case popolari dovrebbero essere una soluzione abitativa accessibile a chi non può permettersi il mercato privato, ma se questi aumenti non sono accompagnati da un miglioramento delle condizioni degli alloggi, si rischia di aggravarne ulteriormente le difficoltà economiche.

Aumenti dei canoni senza un piano di ristrutturazione significano che i residenti dovranno pagare di più per vivere in ambienti che non sono adeguati ai minimi standard di vivibilità. Inoltre, questo potrebbe portare a una gentrificazione indiretta delle zone in cui sono situate le case popolari, costringendo le famiglie più vulnerabili a lasciare i quartieri, privandole della loro unica casa disponibile.

La necessità di un piano di ristrutturazione adeguato

L’Europa da anni ha introdotto il principio della qualità dell’abitare come condizione essenziale per garantire una vita dignitosa anche alle famiglie meno abbienti ed anche il PNRR, per questo, ha previsto delle linee di intervento specifiche.

Affinché gli aumenti dei canoni di locazione siano giustificati è fondamentale, quindi, che vengano accompagnati da interventi strutturali mirati alla ristrutturazione degli edifici. Le risorse pubbliche dovrebbero essere investite non solo per incrementare i ricavi attraverso l’aumento dei canoni, ma soprattutto per migliorare la qualità della vita dei residenti, rendendo le case popolari più moderne, sicure ed efficienti.

Un piano di ristrutturazione dovrebbe comprendere:
  • interventi di adeguamento sismico, per garantire la sicurezza degli edifici specie nelle zone rosse ed in particolare nell’area flegrea;
  • Rinnovamento degli impianti, per evitare guasti frequenti e migliorare l’efficienza energetica;
  • Riqualificazione energetica, per ridurre i costi di riscaldamento e raffreddamento degli appartamenti e, quindi, abbattere le spese annuali a carico dei residenti;
  • Miglioramento degli spazi comuni (scale, ascensori, aree verdi) per creare ambienti più vivibili e sicuri.

Investimenti a lungo termine per il bene comune

Gli interventi di ristrutturazione, se ben pianificati, non solo migliorerebbero le condizioni abitative, ma potrebbero anche rappresentare un’opportunità per creare occupazione e stimolare l’economia locale. La manutenzione e il recupero del patrimonio edilizio rappresentano un investimento che ha un impatto positivo sul lungo periodo, sia in termini di qualità della vita per le famiglie, sia in termini di sostenibilità economica per il settore pubblico.

Inoltre, un intervento mirato di ristrutturazione ridurrebbe i costi energetici per i residenti, offrendo risparmi significativi sulle bollette e contribuendo così a una maggiore equità sociale. Gli aumenti dei canoni, senza un adeguato piano di ristrutturazione, potrebbero essere percepiti come un onere ingiustificato che penalizza le persone più vulnerabili, senza garantire alcun miglioramento tangibile delle condizioni di vita.

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Conclusione: un approccio equilibrato e giusto

In definitiva, gli aumenti dei canoni per le case popolari non sono giustificati se non accompagnati da un piano concreto e tempestivo di ristrutturazione degli edifici. Le politiche abitative dovrebbero mettere al centro il miglioramento della qualità della vita dei cittadini più vulnerabili, offrendo loro un’abitazione che rispetti gli standard di sicurezza, comfort e sostenibilità. Un aumento dei canoni, seppur necessario per garantire la sostenibilità del sistema, deve essere bilanciato da investimenti tangibili nelle strutture, affinché la casa rimanga un diritto accessibile e non un privilegio per pochi.

Sostenere il benessere delle famiglie che abitano nelle case popolari significa garantire loro migliori condizioni abitative, dignità e accesso ai servizi essenziali, senza creare un ulteriore fardello economico che rischia di compromettere il loro equilibrio finanziario e sociale.



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