Turismo a Torino, settore in crescita ma non gli stipendi: la retribuzione media è di 400 euro a settimana lordi

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di
Nicolò Fagone La Zita

I risultati dello studio «Il mercato del lavoro nel settore del turismo in provincia di Torino» curato dal Collegio Carlo Alberto. Lo Russo:«Servono più hotel di lusso e maggiori interconnessioni nei trasporti»

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Il turismo spinge l’occupazione torinese, aggrappata però alla precarietà. I protagonisti del settore sono soprattutto giovani e donne, ma anche stranieri, limitati da un’inevitabile stagionalità, anche se circa il 50% dopo diversi anni riesce ad ottenere un contratto a tempo indeterminato. Il settore risulta in crescita, ma è anche un mondo che offre stipendi piuttosto bassi e dove è difficile fare carriera. 

A raccontarlo è lo studio “Il mercato del lavoro nel settore del turismo in provincia di Torino” curato dal Collegio Carlo Alberto, con il supporto di Camera di Commercio, Turismo Torino e Confesercenti




















































Il report fotografa un settore in ripresa: sono più di 50 mila i dipendenti di Torino e provincia (divisi in 13.650 imprese), circa il 7% dell’occupazione totale, un dato comunque inferiore di 4 punti percentuali rispetto alla media nazionale (11%). Il settore aveva registrato una crescita significativa negli ultimi anni prima della pandemia, tra il 2014 e il 2019, poi si è dovuto arrendere al Covid. Da lì tuttavia, negli anni successivi, la vocazione turistica del capoluogo piemontese ha fatto un salto di qualità, arrivando a superare i livelli del 2019. 

Un mondo che si compone principalmente di ristorazione (85%), ricettività e alloggi (10%), e viaggi (4%). Le donne occupano una fetta significativa, pari al 56% dei lavoratori, e i giovani sono ben rappresentati: quasi il 25% non supera i 25 anni, mentre solo il 20% degli occupati ha più di 50 anni. Il settore, inoltre, sta vedendo un aumento significativo della presenza di stranieri, che rappresentano il 27% dei nuovi assunti. Come anticipato tuttavia la caratteristica principale rimane la flessibilità, con il 46% dei contratti a tempo determinato, il 31% in apprendistato e il 9% stagionali. 

Dal punto di vista della retribuzione risulta quasi assente il gender pay gap, con stipendi simili tra uomini e donne (a differenza di quanto accade nel settore dell’industria e dei servizi). La media lorda settimanale però non supera i 400 euro. Una quota che sale per chi lavora nei viaggi (550), mentre la ristorazione è leggermente sotto la media. 

«I numeri confermano una crescita dei posti di lavoro e delle opportunità per i giovani – ha commentato il primo cittadino, Stefano Lo Russo – e questo è anche merito di scommesse importanti, come dimostrano eventi come Cioccolatò e il Salone del Vino. Si deve uscire dalla contrapposizione tra investimenti verso il turismo e quelli per l’industria. Siamo cresciuti e le prospettive sono positive, sarà utile ragionare su una proposta che unisca la città, le montagne e le Langhe. Tuttavia servono più hotel di lusso e maggiori interconnessioni nei trasporti». 

Chiaro il riferimento ai ritardi della Tav, o alle difficoltà legate alla Torino-Savona. Andando a leggere lo storico dei dati, poi, si scopre che nel 2014 gli occupati del settore non superavano quota 30 mila, quasi la metà rispetto ad oggi. 

«Una crescita impetuosa e che può ancora proseguire – ha aggiunto il presidente di Confesercenti, Giancarlo Banchieri – anche se l’inverno demografico non aiuta”. E difatti trovare personale è sempre più difficile. Tra le professioni più ricercate spiccano i camerieri, con quasi 11 mila avviamenti, per un aumento che sfiora il 50%. «Il turismo non è più residuale – ha concluso il presidente della Camera di Commercio, Dario Gallina – e vale la pena investirci, come dimostrano gli eventi degli ultimi giorni. Rispetto ad altre città italiane siamo indietro ma possiamo recuperare. Anzi, la rincorsa è già scattata». 

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