Nazionalismo e identità: quando un popolo inizia a immaginarsi nazione | Sardegna che cambia

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Come nascono le nazioni? Nell’articolo del mese scorso abbiamo visto come alcuni studiosi descrivono l’idea di “nazione” – un popolo, con una storia e una cultura comune, stanziato in un territorio – come qualcosa di antichissimo, quasi insito nella natura dell’essere umano e nel suo modo di pensarsi e stare in società. Ma una fetta ben più consistente delle e degli esperti di nazionalismo afferma l’opposto. Si definiscono modernisti e sono convinti che le nazioni siano un fenomeno eminentemente moderno – per non dire il fenomeno moderno per eccellenza. 

La scuola ci insegna che l’unità d’Italia si data al 1861 e si inserisce in un movimento nazionalistico che in quel periodo coinvolgeva tutta Europa. Sappiamo anche che diverse nazioni europee esistevano con lo stesso nome di oggi ben prima del XIX secolo: è il caso ad esempio della Francia, del Regno Unito, della Spagna e del Portogallo. Queste entità politiche erano caratterizzate da un’organizzazione interna e risorse tali da poter finanziare le spedizioni degli esploratori che salparono alla conquista di altri territori, inaugurando l’epoca delle colonizzazioni europee nel mondo a partire dal 1400

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Il rinomato studioso Benedict Anderson scriveva però che queste prime entità statali non erano “nazioni” nel senso moderno del termine. Secondo Anderson, le nazioni così come le intendiamo oggi nacquero solo dopo il 1492, anno dello sbarco di Cristoforo Colombo nelle Americhe e data in cui si fa convenzionalmente iniziare la cosiddetta “età moderna”. 

Nel suo Imagined Communities, Anderson scrive che le monarchie europee come la Spagna e il Portogallo erano immaginate in modo completamente diverso rispetto ai moderni Stati-nazione. Ciò che designava la comunità nazionale, ovvero l’insieme degli abitanti del territorio nazionale, non era il senso di appartenenza a un popolo bensì la fedeltà a un sovrano: in questo senso, gli spagnoli o i portoghesi non erano tali perché cittadini di uno Stato, ma in quanto sudditi della monarchia spagnola o portoghese. La logica era completamente diversa: non era l’idea di “popolo” a contare per il senso di identità di un europeo del XV secolo, anzi potremmo dire che questa idea non esisteva neppure. 

NAZIONALISMO E NAZIONE

Le nazioni moderne nascono quando, in conseguenza di precisi avvenimenti storici e politici, le persone iniziano a cambiare il proprio modo di pensarsi nel mondo. Per Anderson, si tratta proprio di un cambiamento immaginativo: non ci si pensa più come parte di una comunità di sudditi o come discepoli di una determinata religione, ma prima di tutto come membri di una comunità nazionale. 

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La Battaglia di Sanluri di Giovanni Marghinotti

Certo, tutte le comunità che superano le dimensioni del piccolo gruppo di famigliari e conoscenti sono in un certo senso “immaginate”. Ma ciò che distingue la comunità nazionale da tutte le altre è il modo in cui è immaginata e cioè come antica, circoscritta a una precisa area geografica e determinata non da una scelta – o da un diritto divino, come è il caso dei regni monarchici – ma da una semplice e innegabile realtà e cioè l’appartenenza di sangue. In questo senso si nasce come membri di un popolo, non si sceglie di esserlo. 

Non solo, ma il senso di appartenenza a una comunità nazionale porta con sé il desiderio – o per meglio dire il bisogno, sentito come un vero e proprio diritto – di autogovernarsi, cioè di destinare l’amministrazione e l’autorità esclusivamente a membri interni del gruppo. È il ben noto principio dell’autodeterminazione dei popoli, per cui il governo dell’Altro è sentito come una dominazione e dunque un’ingiustizia. Per i modernisti queste sono novità storiche tipiche di un nuovo modo di immaginarsi come esseri umani nel mondo, che non erano mai comparse prima contemporaneamente né con questa importanza e scala. 

Il semiologo Franciscu Sedda sostiene che il concetto di nazione sarda si ritrovasse già nei documenti ufficiali medievali

APPARTENENZA IDENTITARIA

Se volgiamo lo sguardo alla Sardegna e al nostro senso di appartenenza identitaria, spesso in conflitto con l’identità nazionale italiana e a volte accompagnato da rivendicazioni sul nostro diritto di autogovernarci – ne è una prova piuttosto lampante la storica esistenza nell’agone politico sardo, pur con alterne fortune, di partiti e movimenti indipendentisti – viene da chiederci quando anche noi abbiamo iniziato a immaginarci sardi. Questa non è una domanda scontata, anzi è una grande questione su cui accademici e studiosi di varie discipline – dalla storia all’antropologia, passando per la semiotica, le scienze politiche, l’archeologia – continuano a confrontarsi oggi. 

Il semiologo sardo Franciscu Sedda sostiene che il concetto di nazione sarda si ritrovasse già nei documenti ufficiali medievali, nella locuzione “repùbrica sardisca” che accompagnava il simbolo dell’albero verde su campo bianco del giudicato di Arborea. E di “nazione sarda” parlavano anche le fazioni conservatrice e repubblicana che si fronteggiarono durante la rivoluzione sarda del 1793-1796 contro la monarchia sabauda. Ma come facciamo a sapere se questi documenti riflettevano un’immaginazione condivisa dalla popolazione della Sardegna del tempo, nello specifico la capacità di immaginarsi parte di una comunità-popolo che si estendeva a tutti gli abitanti dell’isola? 

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Albero eradicato del Giudicato di Arborea
LA CULLA DEL NAZIONALISMO MODERNO

Seguendo l’analisi di Benedict Anderson, le prime nazioni moderne con questa caratteristica non sono quelle che vengono nominate per prime nei libri storici e scolastici: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono da ritrovare in quell’Europa che immaginiamo come “culla” delle grandi innovazioni del mondo occidentale. Il nazionalismo moderno nascerebbe invece nelle Americhe con gli Stati Uniti e le repubbliche latinoamericane, primissime ex colonie europee resesi indipendenti rispettivamente nel 1776 e a partire dal 1810, costruite attorno a idee moderne di cittadinanza, ma soprattutto a sentimenti di indipendenza e libertà dall’Europa coloniale. 

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Il nazionalismo ha effettivamente legami strettissimi con i movimenti di liberazione dal colonialismo, a cominciare da queste prime guerre e mobilitazioni per l’indipendenza “nazionale” per arrivare al più ampio fenomeno della decolonizzazione, che segnerà il tramonto dell’imperialismo ottocentesco e sconvolgerà l’ordine globale dopo la Seconda Guerra Mondiale determinando poi la nascita di quasi tutti gli Stati moderni. Ma di questo parleremo nel prossimo articolo, dove cercheremo di capire il ruolo del colonialismo per il nazionalismo, con un “salto” storico che scavalcherà la nascita delle nazioni europee per esplorare direttamente l’Africa, l’Asia e l’Oceania postcoloniale. E ovviamente anche la Sardegna.

Con questo articolo proseguiamo l’approfondimento sul nazionalismo di oggi, concentrandoci sul nazionalismo italiano e il suo braccio di ferro con l’identità sarda in Sardegna.



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