«Sanità, con me conti in ordine. Ora buco da 250 milioni»

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«Quest’anno avremmo potuto incassare una grande notizia per la Puglia, l’uscita dal piano di rientro. Eravamo ormai a un passo, nel 2023 eravamo arrivati a ridurre il deficit ad appena 39 milioni, a marzo 2024 eravamo andati a Roma con la delibera della copertura e avevamo pianificato tutto per chiudere l’anno in pareggio o, addirittura, in positivo». E invece «leggo di un buco da 250 milioni di euro, evidentemente una gestione della sanità prettamente politica non ha funzionato». Rocco Palese è stato, da tecnico ed esterno, assessore alla Sanità della Regione Puglia sino a metà aprile 2024, prima di essere “sacrificato” dal governatore Michele Emiliano per un mini rimpasto invocato dal Pd nazionale.

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Nei primi quattro mesi e mezzo del 2024 si era accorto che qualcosa non stava andando nel verso giusto?

«Assolutamente no, tutto stava filando secondo il nostro programma».

E allora cosa ha fatto esplodere i conti della sanità?

«Ripeto, sino ad aprile 2024 le cose andavano bene, poi non so cosa sia successo. Non conosco le dinamiche ma guardo il risultato: è evidente che una gestione prettamente politica ha portato a questo. È un dato di fatto, non faccio altro che notare le differenze».

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Quali differenze?

«Quelle con la mia gestione prettamente tecnica della sanità. Nel 2023 abbiamo ottenuto due grandissimi risultati: il miglioramento dei livelli di assistenza, come confermato la settimana scorsa dalle pagelle Lea del ministero, un obiettivo da ascrivere soprattutto al gran lavoro degli operatori; e il miglioramento della gestione economica. Il 2023 lo abbiamo chiuso con un disavanzo di appena 39 milioni di euro, ripianato con risorse autonome. Avevamo impresso la giusta linea, quella di una gestione oculata e attenta dal punto di vista finanziario, senza ovviamente trascurare la qualità dell’assistenza. Eppure, ricordo che c’era una parte della maggioranza critica sui controlli e sul contenimento della spesa. C’erano delle perplessità, perché secondo alcuni questa linea avrebbe potuto creare disfunzioni a livello assistenziale. Invece è accaduto il contrario, c’è stato un processo di qualificazione della spesa che ha migliorato conti e assistenza».

Il 2024 ha però cancellato i progressi sulla parte gestionale, come se lo spiega?

«Quando sono andato via io, ha avuto il sopravvento la linea politica nella gestione della sanità, i risultati parlano, non servono commenti. Durante il mio mandato abbiamo smaltito mezzo milione di liste di attesa post Covid, abbiamo stabilizzato 8mila precari, abbiamo potenziato il sistema universitario, abbiamo raggiunto tutti i target Pnrr, abbiamo acquistato nuovi macchinari, dalle Tac alle Pet, acceleratori lineari, digitalizzazione, e abbiamo potenziato l’assistenza domiciliare».

Come fa a dire con sicurezza che il 2024 il bilancio della sanità sarebbe stato chiuso in pareggio?

«Avevamo elaborato un’attenta e precisa programmazione finanziaria già nel dicembre 2023, è tutto riportato nero su bianco in due delibere. Avevamo stabilito i tetti invalicabili per le strutture private, avevamo approvato il bilancio consolidato 2024 per tutte le Asl, il pareggio era un fatto matematico. Poi sono andato via e la linea politica ha portato ai risultati che leggo. Si parla di un disavanzo importante, molto superiore al 2023. Il rammarico è che la Puglia aveva un obiettivo alla portata di mano ma non è stato conseguito. È un peccato, dopo 13 anni eravamo vicini dall’uscire dal piano di rientro».

Quindi, secondo lei ha fatto bene l’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, a lanciare l’allarme sui conti?

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«Condivido le preoccupazioni di Amati, che come assessore al Bilancio ha posto correttamente il problema della copertura del disavanzo sanitario e dell’assoluta necessità del monitoraggio. I controlli sulla qualificazione della spesa sanitaria sono indispensabili, perché è a rischio la tenuta dei conti della Regione. È urgente utilizzare al meglio il Moss»

Cos’è il Moss?

«Abbiamo un sistema informatico, il Moss appunto, un sistema per il monitoraggio della spesa sanitaria molto temuto dalla governance del sistema sanitario regionale. Anche mentre noi in questo momento parliamo, questo sistema riesce a sapere tutto quello che le Asl stanno spendendo. Ha uniformato i centri di costo, un lavoro di pregio e sarebbe utile che venisse utilizzato al meglio. Non va lasciato parcheggiato».

Il governatore Emiliano, difendendo il lavoro svolto dall’assessore Raffaele Piemontese, ha detto che bisogna prima pensare ai pazienti e poi ai conti. Condivide?

«Noi nel 2023 abbiamo dato grande attenzione ai pazienti, le pagelle del ministero lo confermano. Però, abbiamo guardato anche alla parte gestionale, le due cose vanno contemplate».

La spesa farmaceutica continua ad essere un tallone di Achille, non c’è mai stato un vero miglioramento.

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«Mi permetto di rivendicare un grande risultato, dopo 22 anni la Regione Puglia nel 2023 ha rispettato il tetto di spesa sulla farmaceutica convenzionata. Su quella ospedaliera c’è un problema, vero, ma che riguarda l’intera Italia e si risolve soltanto se a livello nazionale avviene una riforma dei tetti di spesa. Nel sistema vengono introdotti i farmaci innovativi che hanno un costo più elevato».

Altra nota dolente, la mobilità passiva. Passano i governi regionali, ma mediamente ogni anno 50mila pugliesi vanno a curarsi fuori regione. Come se lo spiega?

«Quello della mobilità passiva è un principio giusto ma che negli anni le regioni del Nord lo hanno costruito a loro piacimento. È stato trasformato in un meccanismo molto commerciale e poco assistenziale, basti pensare che, ogni anno, 4 miliardi di euro vanno dal Sud al Nord. Il paradosso sa qual è? Che 20-25 anni fa i pugliesi andavano fuori regione per un trapianto, un intervento complesso di oncologia, oggi invece tutto questo si fa bene da noi, nei trapianti di cuore siamo addirittura i primi, siamo una eccellenza. Oggi si va in Emilia o in Lombardia per attività a basso livello di complessità. Dov’è la soluzione? Il governo ha proposto gli accordi tra le Regioni, secondo me può essere la strada giusta a patto che lo Stato non se ne lavi le mani ma faccia vigilanza sul rispetto degli accordi».





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