La start up BeadRoots di Angela Bonato

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Non è un’agricoltrice, ma i contadini di Bassano del Grappa li conosce bene, e si è messa in ascolto delle loro esigenze. Angela Bonato è una laureata in biotecnologie mediche diventata startupper, costruendo un progetto nuovo che declina le sue competenze da ricercatrice per rispondere alle esigenze di un settore agricolo in cambiamento. “Anche in Veneto abbiamo registrato annate di estrema siccità”, spiega, “e ho capito che quello che avevo imparato in anni di studio e ricerca poteva essere d’aiuto anche in questo campo”. Così è nata BeadRoots, startup che impiega idrogel naturali ricavati dalle alghe per contrastare la dispersione delle risorse idriche, rigenerare il suolo e aumentare al contempo la produzione.

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Angela Bonato, la ricercatrice biomedica che si è rivolta all’agricoltura

Mi hanno sempre affascinato il mondo microscopico, i batteri, il dna, sin da piccola”, racconta la 33enne Bonato a proposito della decisione di laurearsi a Padova in Biotecnologia Molecolare prima e in Biotecnologie Mediche dopo. Durante la magistrale si è innamorata della ricerca e l’ha portata avanti a Manchester, Dresda e infine Zurigo, con un dottorato. “In Svizzera mi sono specializzata in ingegneria tissutale, un ambito molto interessante dove si cercano soluzioni a problemi specifici. E soluzioni purtroppo ancora molto costose, non alla portata di tutti”.

Angela Bonato, CEO della start up BeadRoots

Al desiderio di rientrare in Veneto, nel 2022, si aggiunge quello di concentrarsi su progetti con ricadute più ampie, “nonché di fare qualcosa di mio, per essere un po’ il capo di me stessa”.

Il progetto della start up BeadRoots per affrontare il problema della siccità

Bonato individua il settore delle start up come quello più adatto per far nascere un percorso personale, “valutando varie idee, nel piccolo laboratorio che avevo messo su in casa”. Sperimenta sulla trasformazione dei funghi in tessuti simili al cuoio, “un progetto economicamente poco viabile”, ma è l’estate estremamente secca di quell’anno a darle un’altra idea.

Crescita delle piante senza utilizzo Beadroots

Il settore agricolo era in grande crisi, e ho pensato che tra quello che conoscevo bene avrebbe potuto esserci qualcosa di utile”. Parla degli idrogel, reticoli di polimeri sia naturali che artificiali con la capacità di trattenere enormemente l’acqua, che la biologa ha usato durante le sue ricerche come supporto per la ricostruzione dei tessuti. Inizia così a testarne la funzionalità come riserve idriche in un piccolo orto di insalate improvvisato a casa, e coinvolge alcuni agricoltori — la mamma è erborista, e i contatti non mancano —, che confermano risultati incoraggianti. 

Crescita delle piante con utilizzo Beadroots

Ritenzione idrica, suolo più sano e maggior produzione: le potenzialità degli idrogel

La start up BeadRoots si costituisce ufficialmente nel 2023 dopo la partecipazione a un programma europeo di EIT — European Institute of Innovation & Technology, insieme a due co-founder: l’agronomo esperto di agricoltura rigenerativa Paolo Pezzolla e Valerio De Luca. Il loro prodotto ora è quasi pronto per raggiungere il mercato, come ottimo esempio di strumento per favorire un’agricoltura a basso impatto e proporre soluzioni alle sfide del cambiamento climatico. Valori, questi, alla base anche delle linee guida della PAC-Politica Agricola Comune: ecco di cosa si tratta e perché è importante in Italia

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Come tutte le buone idee, si basa su presupposti semplici. Gli idrogel naturali ricavati dalle alghe (una risorsa abbondante, economica e disponibile, che si preannuncia sempre più strategica) sono trasformati in polvere o scaglie, da inserire nel terreno al momento degli impianti. Raggiunti dall’acqua, questi si gonfiano e la trattengono a lungo, rilasciandola al bisogno e riducendo quindi la necessità di irrigare. Non solo: “Questo substrato è un terreno fertile per i batteri benefici, che aggiungono contenuto organico per le rotazioni delle colture e inoltre agiscono da biostimolanti, con le piante che crescono meglio, più velocemente e con maggiore produzione”. Al termine del loro ciclo gli idrogel infine si dissolvono nel suolo, senza alcuna conseguenza se non benefici. “Stiamo lavorando con l’università di Verona per sfruttare al meglio il rapporto con i batteri, e facendo test su fagioli e vigne in Salento, dove in estate bisogna già razionare l’acqua”. I risultati? “Chi doveva irrigare otto volte durante la stagione ha potuto farlo una volta sola. Un risultato che ha superato anche le nostre aspettative”.

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