Artigiani in Sardegna spremuti dalle banche, nell’Isola i soldi in prestito costano di più

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Per banche e finanziarie la Sardegna è l’Isola dei limoni, e serve a poco ricordare che gli agrumi in realtà sono soprattutto siciliani. I limoni nel senso che, se a chiedere un prestito è un’impresa artigiana sarda, chi glielo concede – ammesso che lo faccia – lo spreme per gli interessi fino all’ultima goccia, e anche di più. Una lamentela fin troppo generalizzata che, tra gli artigiani, passa da molto tempo di bocca in bocca, finché non ci si è messa Confartigianato imprese Sardegna a eseguire uno studio specifico che ha potuto dare ufficialità a quello che prima era solo un malcontento di categoria. E ora si scopre che era una voce assolutamente sincera, che diceva la verità.

Dunque, per un artigiano sardo, comprare denaro (questo è, in definitiva, un prestito) è più costoso che per un collega che ha aperto la propria bottega in qualsiasi altra regione italiana. Secondo i dati del 2024, per gli oneri bancari (soprattutto, interessi) gli artigiani isolani hanno speso 483 milioni di euro in più rispetto ai loro colleghi che, l’impresa, ce l’hanno altrove. E non è poco, quando si tratta di chiudere i conti.

Dunque, abbiamo il poco onorevole primato nella classifica dei territori in cui i finanziamenti alle attività produttive di ridotte dimensioni sono quasi proibitivi. Già, perché da noi i prestiti alle piccole imprese artigiane nel 2024 hanno avuto un Tae (è l’acronimo di Tasso annuo effettivo) dell’11,98%, secondo i dati di giugno. Va solo leggermente meglio in Calabria, seconda in questa classifica in cui sarebbe meglio essere ultimi, che l’anno scorso ha dovuto pagare maggiori oneri bancari per un totale di 11,43%. E dov’è che, al contrario, un artigiano può “acquistare” denaro alle migliori condizioni che offre questo genere di mercato? Nessuna sorpresa: nella provincia di Bolzano, dove i soldi in prestito costano l’8,08% di interessi, mentre la media nazionale è del 9,15%, cioè un miraggio alle nostre latitudini.

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Fin qui le imprese artigiane piccole, per le quali chi presta ha la “maglia nera” sui tassi di interesse Tae. Se invece parliamo di quelle medio-grandi, cioè tutt’altro che la maggioranza, la situazione è talmente più rosea che in Sardegna il tasso arriva al 7,65%, mentre quello medio nazionale è del 6,33%. Comunque, sempre più di quanto si paga altrove.

I dati sono certificati dalla Banca d’Italia: è da lì che l’Ufficio studi di Confartigianato imprese Sardegna li ha tratti, e fotografano una realtà che, tanto per cambiare, penalizza la nostra Isola. Lo studio ha riguardato il periodo che va da giugno 2022 a settembre 2024, e ha rilevato che il tasso di interesse bancario attivo (sempre il Tae) corrisposto dal totale delle realtà sarde nel settembre del 2024 si è attestato al 7,85%, comunque in calo rispetto all’8,07% che era stato rilevato tre mesi prima. Però attenzione: in discesa è stata anche la media nazionale, dal 6,52 al 6,44% di settembre. Per questo motivo la Sardegna, considerando tutte le attività produttive, è al terzo posto nella classifica dei maggiori oneri finanziari legati ai prestiti. Peggio di lei fa la capolista Calabria (8,11%), meglio di tutte le altre regioni si comporta l’Emilia Romagna, il cui tasso registrato per quest’indagine è stato fissato al 5,98% medio.

I dati isolati per quanto riguarda il settore artigianale, raccolti dall’Ufficio studi della Confartigianato sarda nel 2024, chiariscono che nelle costruzioni il Tae applicato nell’Isola è dell’8,51% (terzo posto fra le regioni “care”, dopo la Calabria e la Val d’Aosta entrambe più care). Nell’edilizia, peraltro, si registra anche un calo dei finanziamenti pari al 6,3%, rispetto all’anno precedente.

Nel settore dei servizi, il Tae applicato alle imprese sarde è dell’8,39% (sardi quarti, primeggia la Calabria) a fronte di una media nazionale che invece viaggia al 6,58%. Andando invece a vedere il settore manufatturiero esteso, Isola quarta con un Tae di 6,72%, primo posto al Molise con il 7,20% a fronte di una media nazionale al 6,05%.

Nel 2025 le cose stanno andando un po’ meglio, ma appunto solo un po’. «Il lento riassorbirsi della bolla causata dall’extra-costo bancario», commenta Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato imprese Sardegna, «mette ancora in difficoltà le attività produttive dell’Isola nonostante la Banca centrale europea abbia continuato a ridurre i tassi».

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