Cambiano le regole per la gestione di cani e gatti ospiti dei rifugi. Tolta alle Ats la responsabilità delle sterilizzazioni dei felini. L’Enpa: «Penalizzati gli animali»
In Sicilia il fenomeno del randagismo di cani e gatti è un problema endemico e radicato. Proprio per questo il nuovo disegno di Legge, già approvato in commissione e che approda martedì in consiglio regionale, sta provocando una levata di scudi da parte delle opposizioni e di decine di associazioni animaliste, attive a livello locale e nazionale. E, per la prossima settimana, è annunciata una manifestazione di protesta a Palermo.
Al centro della contestazione, la legge presentata dal consigliere regionale Giuseppe Laccoto (Lega), sulla quale l’opposizione ha già annunciato diverse proposte di emendamento. Ma cosa cambia? La legge, secondo tutte le maggiori realtà animaliste, di fatto estrometterebbe le associazioni dal lavoro nei canili e nei gattili, lasciando ampio margine, invece all’intervento dei privati. Che percependo una quota giornaliera per ogni animale accudito non sono poi così propense a lavorare per lo svuotamento delle gabbie e dei box.
I timori delle associazioni li sintetizza Nathalie Genovesi, responsabile di PantelleriaBau: «Le associazioni vengono escluse dalle convenzioni con i comuni per la gestione di canili e rifugi. Ciò significa, ad esempio, che i canili comunali, allo scadere della convezione, sarebbero messi a bando per i privati che, al contrario dei volontari, hanno finalità di lucro. Inoltre, si prevede di eliminare la norma per cui in ogni rifugio è necessaria la presenza di un operatore ogni 80 cani e anche una contrazione degli orari di apertura al pubblico. Ma già 80 cani sono tantissimi da seguire per una sola persona, se aumenteranno sarà impossibile prendersene cura con la giusta attenzione. Diventerebbe un semplice accudimento e neppure curato. Per i gatti, invece, l’idea è di togliere alle Ats il compito della sterilizzazione dei randagi, ma chi si sobbarcherà, allora, di questo compito?».
Forte contrarietà al ddl viene espresso anche dall’Enpa nazionale, che denuncia «un impianto normativo che mette a rischio il benessere animale, favorisce logiche di privatizzazione della gestione dei rifugi e riduce drasticamente il ruolo del volontariato, che da sempre rappresenta un pilastro fondamentale nella lotta contro il randagismo». Sulla stessa linea si schierano anche Lav e Oipa.
Secondo gli animalisti con questo modello le adozioni sarebbero a rischio: «Eliminare il ruolo delle associazioni di volontariato nella gestione dei rifugi pubblici significa affidare il destino di migliaia di animali a logiche di mercato, dove l’interesse primario non è più la tutela dell’animale ma il guadagno economico. Questo ddl non solo esclude i volontari, ma limita fortemente anche la possibilità di promuovere le adozioni, con il rischio che i cani rimangano prigionieri a vita di un sistema incentrato sul lucro piuttosto che sul loro benessere», spiega Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa.
Le associazioni animaliste possono contare per ora sul sostegno dei consiglieri di opposizione. Dario Safina, deputato regionale del Partito Democratico, ha depositato quindici emendamenti. «Stiamo parlando di un settore delicatissimo, dove la tutela degli animali deve venire prima di ogni altra cosa. Ma questa norma spalanca le porte agli interessi economici, trasformando i randagi in un affare. Non possiamo permetterlo» ha detto. In aula, il deputato Ismaele La Vardera ha infine sottolineato che lo stesso garante regionale dei diritti degli animali, Giuseppe Giacobbe, avrebbe espresso contrarietà all’iniziativa.
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