Pronti a Sanremo come l’Eurovision o i Grammy? Ecco cosa succede se la Rai perde il ricorso al Tar Liguria. Il Comune cerca partner, ma con Mediaset, Sky o Discovery che fine fanno le canzoni? – MOW

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Il Tar Liguria apre una voragine nei rapporti tra il Comune di Sanremo e la Rai, mettendo in discussione la storica gestione dell’evento. L’amministrazione corre ai ripari cercando nuovi partner, mentre il futuro potrebbe aprire alla concorrenza. Intanto Marinella Venegoni, critica musicale che ha partecipato a ben 41 edizioni, ci spiega cos’era e cosa potrebbe diventare il Festival della canzone…

Appaiono improvvisamente lontanissimi i tempi nei quali il Comune di Sanremo e la Rai erano praticamente una cosa sola, assessori con conduttori, avvinti per 75 anni dall’interesse reciproco, coppia di fatto in mezzo al turbinio che sempre la kermesse del Festivalone ha saputo suscitare: quando gli assessori finivano in galera (almeno un paio di volte), quando lo show inciampava nelle sue puntate più deludenti e il pubblico smetteva di seguire, oppure nei momenti più felici quando l’audience saliva alle stelle, come oggi accade. La sentenza del Tar Liguria del 5 dicembre 24 in seguito al ricorso della società Just Enterteinment ha aperto una voragine che tutti hanno cercato di lasciare in un angolo mentre turbinavano i preparativi per il delicato trapasso della gestione da Amadeus a Carlo Conti, non nuovo all’evento, ma questa volta premiato più che Amadeus dagli ascolti: unica cosa, questa, che conta nella gara musicale tornata cara agli italiani, per  scordare almeno un po’ i momenti drammatici delle guerre in tv e l’ansia per la  gestione mondiale situazionista di Trump. Non c’è ambizione di qualità e novità di proposte che tenga, è l’ascolto che conta. Ai piani alti di Viale Mazzini di questo si occupano, essendo venuta meno la cultura e l’expertise che animava capistruttura indomiti e pronti a tutto dei decenni passati.

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La decisione del Comune di Sanremo di non star con le mani in mano, avviando in questi giorni il percorso per individuare chi si dovrà occupare di inventare e organizzare la gara a partire dall’anno prossimo e fino al 2028, è come una sveglia cantata da mille galli. In ballo c’è la trasmissione regina della tv e nessuna rete di grandi dimensioni rimarrà indifferente. Anzi. Diciamocelo, in questi ultimi anni il Festivalone ha risentito dei risparmi che
la tv di Stato ha tessuto intorno alla kermesse. Da tempo ormai sono stati banditi gli ospiti internazionali che furono il lustro e lo specchio di una visione meno provinciale della musica, vista non soltanto come specchio dello Stivale come ora, ma come un mezzo per farsi considerare altrove. Bruce Springsteen che apriva la serata è una cartolina ingiallita; nel 2001 un tipetto come Eminem, che compariva sul palco con la sua motosega (ora copiata da Milei, per regalarla di recente a Musk) non faceva impressione se non a Raffaella  Raffaella Carrà, buonanima, presentatrice quell’anno. Sono scomparsi anche quei segni di libertà rappresentati dagli spazi lasciati ai comici, da Benigni quand’era tale a Grillo o al mitico Trio. Finché dura questo governo, e se durerà la Rai, ci saranno solo interminabili file di concorrenti, magari 35 o 40, e una fila di attori dei programmi Rai. Perfino le scarpe di John Travolta sono, di recente, diventate un caso. Il programma è quello, eliminare i guai possibili.

È probabile che i due protagonisti di 75 anni di storia cuore a cuore finiscano per restare uniti, e che il Consiglio di Stato del 22 maggio prossimo accetti la tesi della ricorrente Rai. Ma se sarà confermata la sentenza del Tar, essa avrà un impatto devastante per il Festivalone. Quello che più interessa il Comune di Sanremo e il suo nuovo sindaco (particolare non insignificante) sarà: primo, portare a casa più soldi possibile dal nuovo/vecchio partner; secondo: mandare in tv più manifestazioni, di quelle che a Sanremo non mancano. E, en passant, è un dolore artistico vedere come ogni anno il Premio Tenco sia trattato finora come il figlio della serva. Ma se si scatenasse invece la concorrenza fra Mediaset, Sky, Warner-Bros-Discovery e compagnia bella, potremmo vedere la gara ineluttabile cucinata in mille ricette, ospiti, presentatori. Potrebbe diventare l’Eurofestival con decine di pellegrini peggio di quelli che vediamo ora a Sanremo, o una rivisitazione dei Grammy all’amatriciana. Intanto, la Rai sta già preparando il 76esimo, con Carlo Conti.





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