Caffè, prezzi triplicati in 4 anni. Lettera aperta di Goppion: «Nella tazzina c’è una storia, dobbiamo spiegarlo ai clienti»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


di
Gianni Favero

Treviso, la storica famiglia della torrefazione: «Prendiamo esempio dal vino, nuove opportunità»

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Su vini, olio e il sistema food italiano in generale le campagne di comunicazione sono frequenti, precise e aggiornate. Del caffè, invece, si sa ben poco e le informazioni in circolo riguardano più che altro le variazioni del prezzo della tazzina al bar e i rincari delle confezioni per il consumo domestico, mai seguite da un’analisi delle ragioni che le determinano.
Una cavalcata spaventosa, quella del caffè, il cui costo di materia prima ha superato i 4 dollari per libbra, triplicando in quattro anni, e riversandosi, giocoforza, nei piccoli sorsi quotidiani al bancone dei bar come negli scaffali del supermercato.

La lettera della famiglia Goppion

Per questo «è giunta l’ora di approfondire la cultura del caffè, per giustificare e, ancor di più, comprendere i motivi della salita dei prezzi, triplicati in quattro anni. Il consumatore deve avere tutti gli strumenti e le informazioni necessari per riconoscere un caffè di qualità».
L’esortazione è stata affidata mercoledì 5 marzo ad una lettera aperta dalla famiglia Goppion, nome storico della torrefazione trevigiana, secondo la quale siamo davanti «ad una trasformazione profonda del settore caffeicolo».




















































Le cause degli aumenti

Questo per una serie di dinamiche di diversa natura che ora, più che mai, convergono. Il clima, in prima battuta. Le mutate condizioni ambientali, «hanno fortemente influenzato il raccolto nei Paesi produttori, in particolare in Brasile e in Vietnam. Noi il caffè lo acquistiamo in India – precisa la responsabile della comunicazione, Paola Goppion – ma, con il Canale di Suez precluso, il giro dell’Africa le navi lo devono fare comunque». A questo si aggiunge l’affermazione di nuovi consumatori di aree del mondo in cui la bevanda fino a pochi anni fa era sostanzialmente ignorata. Ci sono insomma milioni di nuovi estimatori dei chicchi delle qualità migliori nei quadranti asiatici e mediorientali che hanno fatto lievitare energicamente la domanda generando un ovvio innalzamento dei listini. Immancabilmente, poi, nel rimescolamento dei flussi, a dare la mazzata si sono inserite «speculazioni provocate da fondi che divorano il mercato. Per dare un’idea, fino a pochi giorni fa il caffè si muoveva a poco oltre i 300 centesimi la libbra mentre ora, con le piogge in Brasile che non sono arrivate, sul mercato è già schizzato a quota 414».

L’annuncio dei nuovi dazi

I borsini del caffè di tutto il pianeta, del resto, meteo o no, non possono poi rimanere insensibili alle ondate emotive connesse ai frenetici annunci americani di nuovi dazi. Prima della loro entrata in vigore, gli estimatori americani del Made in Italy pare stessero accaparrandosi in grande quantità specialità che presto potrebbero costare molto di più, caffè compreso. E anche questo crea agitazioni mentre immaginare strumenti che possano attenuare l’impatto sui nostri portafogli, come è facile intuire, è impresa che rasenta l’utopia.

«Bisogna informare i consumatori»

Almeno, però, si può cercare di far conoscere le ragioni della lievitazione dei costi, e questo richiede che il consumatore finale impari a conoscere cosa avviene nei singoli passaggi della lunga filiera del caffè. «In questo momento i molti torrefattori italiani comunicano tutti un po’ a modo proprio e sarebbe il caso di pensare ad un’azione coordinata per lavorare sulla qualità. Dire al cliente ‘fidati di quello che ti diamo, il caffè ha ancora tante cose belle da dire’. Comprendo sia più difficile rispetto al vino, dato che nel nostro caso la materia prima non arriva dal territorio – prosegue Goppion – ma i clienti al bar potrebbero chiedere cosa ci sia nel loro caffè, con quali varietà venga composto, da dove provenga e chi stia dietro un patrimonio culturale tutto italiano. Se noi torrefattori, assieme agli altri attori della filiera, uniamo le nostre voci per far conoscere il settore caffeicolo e per stimolare un dibattito attorno ai suoi meccanismi – chiude – l’attuale crisi potrà concorrere a rimodellare la realtà diventando una preziosa occasione».

Iscriviti alla newsletter del Corriere del Veneto

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

6 marzo 2025

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 



Source link

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link