L’Italia è un paese per start-up?

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La cerimonia di consegna dei diplomi del master Compliance in Financial Institutions (Cofin) edizione 2023/24 ha offerto agli attuali corsisti della nona edizione e ai diplomati dell’ottava edizione, che hanno appena concluso il percorso, l’occasione di una lezione speciale sulle normative nazionali e internazionali relative all’innovazione delle imprese.

Il fulcro della conversazione, che si è tenuta venerdì 28 febbraio, ha mirato a comprendere se l’Italia, in relazione all’esperienza di altri Stati, è un Paese che favorisce oppure ostacola le start-up. Un tema quanto mai centrale in questa fase economica e sul quale hanno cercato di fare chiarezza con il loro contributo scientifico docenti esperti della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tra loro, Michele Mozzarelli, direttore del master, e il ricercatore Federico Panisi, che sono stati affiancati nella loro riflessione dagli interventi di professionisti del settore, come quello del notaio Marco Ferrari, di ZNR Notai, dell’avvocata Livia Maria Pedroni, di Orrick a supporto degli investitori e delle imprese, e dell’imprenditore Fabio Pirovano, partner di United Ventures, che ha rappresentato il punto di vista delle imprese.

Il dialogo a più voci ha offerto una panoramica della normativa italiana tra incentivi all’innovazione e rischio della fuga dei cervelli, discutendo sull’eventuale ostilità del sistema-Paese con vincoli giuridici che non incentivano gli investimenti in start-up, a differenza degli Stati Uniti, dove l’autonomia privata è incentivata consentendo la costruzione di clausole contrattuali dedicate.

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I primi a intervenire sono stati i docenti Mozzarelli e Panisi che hanno illustrato le posizioni di due diverse scuole di pensiero le quali, a suon di articoli, hanno dibattuto tra loro per sostenere le rispettive tesi secondo cui l’Italia sia luogo ottimale o no per le start-up. Uno studio del 2021, per esempio, mette in luce il rapporto difficile tra le start-up e il diritto societario, argomentando che il nostro paese non riesce a replicare gli accordi di venture capital sviluppati negli USA. Uno studio invece del 2023 mostra il contrario: suffragato da un’analisi empirica, sostiene che l’ecosistema italiano è perfettamente in grado di replicare tali strutture contrattuali e risponde alla stessa funzione che il venture capital anglosassone è stato in grado di soddisfare. 

Il dibattito si è poi concentrato sul concetto di equivalenza funzionale, la cui latitudine è stata definita in modo diverso da ciascun team di ricercatori, gli uni in senso più inclusivo, gli altri in senso più rigido, affermando che non si raggiunge l’equivalenza solo considerando l’obiettivo da raggiungere ma bisogna ponderare anche costi maggiori e processi più complessi. Un costo, una incertezza normativa e un processo più lungo, rappresentano già un ostacolo all’equivalenza funzionale.

Presentati i termini del dibattito accademico, ci si è chiesti quale fosse il reale impatto del sistema giuridico italiano sull’ecosistema delle start-up e del venture capital. A rispondere sono stati i professionisti presenti all’incontro che hanno portato la testimonianza di chi si trova “in prima linea” e che ogni giorno deve fare i conti con il sistema normativo. L’imprenditore Pirovano, l’avvocata Pedroni, il notaio Ferrari sono concordi nel confermare, alla luce della loro esperienza professionale, che l’Italia è un paese per start-up, elogiandone la volontà di investire in innovazione sul modello anglosassone. Del resto, l’Italia rappresenta la terza economia dell’Unione Europea, è dotata di talento tecnico e capacità manageriali importanti che in molti contesti internazionali sanno fare la differenza. Chi si occupa della tutela legale segue tutte le fasi del ciclo di vita della società, supportando le imprese meritevoli che portano davvero innovazione e che sono disponibili all’accettazione del rischio di impresa. Per rispondere in modo adeguato alla mutata richiesta, alcuni consigli notarili predispongono massime che aiutano e sostengono l’operatore giuridico nel risolvere determinate problematiche offrendo una maggiore certezza del diritto e stabilità nelle soluzioni.

È stato, quindi, offerto a diplomati e corsisti del master Cofin presenti uno spaccato sull’attuale situazione di una industria di frontiera come quella del venture capital, che ha evidenziato il prezioso apporto proveniente da ciascuno degli interlocutori e l’importanza della loro sinergia per rendere ancora più efficiente l’ecosistema dell’impresa innovativa italiana.

 



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