In 3 sorsi – Le dichiarazioni di Trump sulla Groenlandia hanno aperto gli occhi anche ai meno esperti sulla strategicità geopolitica dell’Artico. Cosa sta facendo l’Unione Europea? E l’Italia?
1. LA CORSA ALL’ARTICO DELLE SUPER-POTENZE
La corsa all’Artico si sta facendo sempre più intensa e tale corsa sembrerebbe un po’ rispecchiare quella coloniale europea in Africa, ove ogni Stato voleva prendersi un pezzo. In questo caso però risulta più appropriato parlare di super-potenze. Per quanto concerne la Russia, ad essa è spettata dal 2021 fino a maggio 2023 la Presidenza del Consiglio Artico, però, con lo scoppio del conflitto in Ucraina, Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e Stati Uniti hanno concordato di interrompere gli incontri ufficiali e le attività dell’organismo. Nonostante ciò, la Russia ha deciso di portare avanti i propri progetti artici, utilizzando l’unico partner disponibile dopo lo scoppio della guerra: la Cina. Nel pratico la cooperazione tra Cina e Russia ha preso avvio nello Yamal, dove “la russa Rusitan e la cinese China Communications and Construction Company hanno firmato un accordo di partenariato per lo sviluppo di un progetto di estrazione di materiali che serviranno, fra le altre cose, per costruire un nuovo gasdotto”. Tale progetto risulta avere massima importanza strategica per la Russia, dal momento che da qui partirà il gasdotto che, passando per la Mongolia, giungerà sino alla Cina, colmando il crollo delle esportazioni verso l’Europa dovuto alla guerra. Infine, gli USA hanno già iniziato a fare la loro parte prima dell’avvento del Trump bis, poiché le pressioni USA sull’Artico e sulla Groenlandia hanno avuto inizio nel 2019.
Fig. 1 – Vladimir Putin a colloquio con il governatore della regione artica di Murmansk, Andrei Chibis, agosto 2024
2. COSA STA FACENDO L’UNIONE EUROPEA
La presente questione ucraina sta mettendo in luce tutte le problematiche relative al Vecchio Continente, che ormai non sembra più in grado di giocare un ruolo principale sulla scacchiera internazionale. Per quanto concerne la questione artica le cose non stanno diversamente. Il 13 ottobre del 2021 la Commissione europea ha presentato la propria strategia artica. Il documento si compone di tre punti fondamentali, che di seguito riassumiamo il più brevemente possibile:
• Contribuire al mantenimento del dialogo e della cooperazione, cambiando il panorama geopolitico, mantenendo così l’Artico sicuro e stabile.
• Affrontare le sfide ecologiche, sociali, economiche e politiche che si presentano come conseguenze del cambiamento climatico. È, inoltre, necessaria un’azione forte per contrastare il cambiamento climatico e il degrado ambientale in atto presso la regione artica, cambiamento, questo, che rende più pericolosa tutta la zona.
• Cercare con ogni mezzo di favorire lo sviluppo inclusivo e sostenibile delle regioni artiche, il beneficio degli abitanti e dei posteri, date le esigenze dei nativi e, in futuro, creare posti di lavoro derivanti direttamente dall’uso di energie rinnovabili.
C’è però da chiedersi se si tratta di una vera e propria strategia oppure del frutto della politica troppo moraleggiante della UE di questi ultimi anni. Le altre super-potenze risultano essere più strategicamente organizzate e spregiudicate. L’Europa, se vorrà tornare a essere realmente competitiva dovrà rivedere sé stessa, come sottolineato pochi giorni fa dallo stesso Mario Draghi.
Fig. 2 – Un orso polare nelle Isole Svalbard, arcipelago strategico a ridosso dell’Artico
3. L’ITALIA NELLO SCACCHIERE
Dal punto di vista generale l’Italia è da collocarsi all’interno delle strategie europee per l’Artico, però ha anch’essa una strategia. Per prima cosa va detto che l’Italia dal 2013 è membro osservatore del Consiglio Artico, il forum per la promozione della cooperazione, del coordinamento e dell’interazione fra gli Stati artici (i cinque Stati costieri artici sono Russia, Stati Uniti, Canada, Danimarca attraverso la Groenlandia, e Norvegia). Una vera e propria strategia italiana per l’Artico è però stata deliberata solo il 14 giugno del 2016 dalla Commissione Affari esteri. Anche in questo caso, come per le strategie europee, si pone particolare attenzione al coinvolgimento delle popolazioni autoctone nella salvaguardia dell’ambiente e nello sviluppo sostenibile di quei territori. La presente attenzione è comprovata e sostenuta anche da un ulteriore documento, pubblicato dal MAECI nel 2015 ed aggiornato l’anno successivo, Verso Una Strategia Italiana Per l’Artico – Linee-Guida Nazionali. Tale documento risulta di particolare importanza poiché va a fissare le linee guida della strategia italiana in Artico, basata essenzialmente sulla promozione di pace, sicurezza e prosperità nella regione. Resta però un grande interrogativo: Europa e Italia possono essere realmente competitive?
Riccardo Renzi*
*Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, Membro del comitato scientifico della rivista Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche
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