‘Hamas rilascerebbe alcuni ostaggi vivi per 2 mesi tregua’ – Notizie

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Hamas ha accettato di rilasciare alcuni ostaggi vivi in cambio di un’estensione di due mesi della prima fase del cessate il fuoco a Gaza, riferisce la rete saudita Al Hadath citata dal Times of Israel. Secondo fonti anonime, i recenti progressi nei negoziati al Cairo hanno portato alla decisione di Israele di inviare una squadra negoziale in Qatar lunedì, come annunciato questa sera dall’Ufficio del Primo Ministro.

Lunedì Israele invierà una delegazione a Doha per colloqui sulla fase 2 della tregua a Gaza. Lo ha annunciato l’ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu. 

“Israele accetta l’invito dei mediatori sostenuti dagli Stati Uniti e invierà una delegazione a Doha lunedì per cercare di far avanzare i negoziati”, si legge in un comunicato dell’ufficio di Netanyahu diffuso in serata.
   

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Italia, Germania, Francia e Gb, sì a piano arabo su Gaza 

 Quattro paesi europei di peso approvano e danno il loro sostegno al piano arabo per il futuro di Gaza mentre l’amministrazione Usa sembra divisa sul da farsi, con il segretario di Stato Marco Rubio che non apprezza e l’inviato di Donald Trump in Medio Oriente che parla di “primo passo” dopo che il tycoon ha lanciato il progetto di trasformare Gaza nella ‘Riviera’ del Medio Oriente sfollando in modo più o meno volontario i palestinesi della Striscia. “Noi, ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito, accogliamo con favore l’iniziativa araba di un piano di ripresa e ricostruzione per Gaza. Il piano indica un percorso realistico per la ricostruzione di Gaza e promette – se attuato – un miglioramento rapido e sostenibile delle catastrofiche condizioni di vita dei palestinesi che vivono a Gaza”, afferma la dichiarazione congiunta. Anche l’Organizzazione per la cooperazione islamica, che conta 57 paesi, ha adottato il piano egiziano approvato dalla Lega araba per il futuro di Gaza “Gli sforzi di ripresa e ricostruzione – sostengono i paesi del continente europeo – devono basarsi su un solido quadro politico e di sicurezza accettabile sia per gli israeliani che per i palestinesi, che garantisca pace e sicurezza a lungo termine. Ribadiamo con chiarezza che Hamas non deve più governare Gaza né essere una minaccia per Israele. Sosteniamo esplicitamente il ruolo centrale dell’Autorità Palestinese e l’attuazione del suo programma di riforme”. “Lodiamo – prosegue il documento – i seri sforzi di tutte le parti coinvolte e apprezziamo l’importante segnale che gli Stati arabi hanno inviato sviluppando congiuntamente questo piano di ripresa e ricostruzione. Ci impegniamo a lavorare a sostegno dell’iniziativa araba, dei palestinesi e di Israele per affrontare insieme tali questioni, incluse la sicurezza e la governance”. La dichiarazione conclude: “Esortiamo tutte le parti a lavorare partendo dai punti di merito del piano come punto di partenza”. Ma se l’Europa plaude agli sforzi arabi, da Washington sono arrivati segnali contraddittori: secondo il dipartimento di Stato, guidato da Rubio, il piano disegnato dall’Egitto e approvato dai Paesi arabi su Gaza “non soddisfa le aspettative” del presidente Usa. In precedenza l’inviato di Trump Witkoff aveva però definito il piano egiziano “un primo passo in buona fede”. “Abbiamo bisogno di più discussioni al riguardo, ma è un primo passo in buona fede da parte degli egiziani”, ha sottolineato Witkoff, spiegando che Trump ha “incoraggiato ora altre persone in Medio Oriente, il mondo mediorientale, a presentare proposte proattive su ciò che potremmo prendere in considerazione”. Intanto, Hamas afferma di vedere “indicatori positivi” per l’avvio dei colloqui sulla seconda fase dei colloqui di cessate il fuoco a Gaza. Ma Israele dice di non essere a conoscenza di tali progressi, secondo quanto ha dichiarato un funzionario israeliano ai media locali. Sabato scorso si è conclusa la prima fase dell’accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas. I colloqui sui termini di una potenziale seconda fase avrebbero dovuto iniziare il 3 febbraio, ma Israele si è rifiutato di impegnarsi poiché la seconda fase richiede che le lo Stato ebraico si ritiri completamente da Gaza e accetti la fine la guerra in cambio degli ostaggi ancora in vita.

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